Il corretto approccio alla misura dei campi elettromagnetici negli ambienti di lavoro richiede innanzitutto una conoscenza approfondita dell’ambiente di misura, in particolare la conoscenza delle varie attrezzature presenti e delle loro principali caratteristiche di emissione, come la frequenza e la durata, è un valido aiuto per la scelta della strumentazione più adatta alla tipologia di misure che si andrà ad analizzare.

Non esiste una soluzione universale che sia valida per tutti i campi di applicazione ed in alcune particolari circostanze potrà essere necessario adottare strumentazione particolarmente sofisticata.

I campi d’impiego di tale strumentazione va da emissioni in bassa frequenza, quali i campi tipicamente generati da trasformatori, forni e apparecchiature elettriche in generale, così come le emissioni a radiofrequenza di apparecchiature spesso presenti non solo in ambito industriale ma anche ospedaliero, domestico etc.

La Misura dei Campi Elettromagnetici

La direttiva Europea 2004/CE stabilisce le prescrizioni minime di sicurezza e salute che gli stati membri devono adottare per la protezione dei lavoratori dai rischi derivanti dall’esposizione di campi elettromagnetici. Con il Decreto Legislativo n257 del 19 Novembre 2007, relativo all’attuazione della suddetta normativa, tali prescrizioni divengono obbligatorie a partire dal 30 Aprile 2008.

Il datore di lavoro si trova quindi nella necessità di valutare e tipicamente misurare l’intensità dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati dalle apparecchiature presenti negli ambienti di lavoro ai fini di stabilire la conformità ed eventualmente intervenire con le opportune azioni affinchè siano rispettati i limiti di esposizione dei lavoratori.

Campi Elettromagnetici negli Ambienti di Lavoro

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